IL CANTO XIV DELL’INFERNO di Gaetano Dini

Dante e il suo tempo: Canto XIV dell’Inferno

La critica dantesca ufficiale e Luigi Valli, dantista esoterico, così interpretano: il Gran Veglio (Gran Vecchio) è posto da Dante dentro una grotta del monte Ida a Creta ed è una statua gigantesca. 
C’è un precedente letterario: Plinio il Vecchio scrive che a seguito di un terremoto a Creta fu rinvenuta una statua gigantesca. Forse Dante si riferì a questo evento storico per la collocazione infernale del suo Gran Veglio. 
Il Gran Veglio è posto a Creta, terra simbolo della nascita della civiltà occidentale, la Civiltà Minoica.
La statua ha la testa d’oro, braccia e petto d’argento, inguine di rame (al posto del bronzo), gambe e piede sinistro di ferro, il piede destro di terracotta. Il piede sinistro di ferro simboleggia l’Impero, il piede destro di terracotta simboleggia la Chiesa corrotta, su cui poggia il maggior peso della statua con rischio di caduta.

Nell’immagine a lato,
i Violenti contro natura, Anonimo Veneto (fine XVI secolo)

Ha le spalle rivolte ad Oriente e guarda verso Roma, simbolo dell’Aquila, dell’Impero, quindi di pace e giustizia. 
Il Gran Veglio si trova a Creta ma è collegato all’Inferno dantesco.
Dalle lacrime di dolore che sgorgano dalle parti meno nobili del corpo della statua, esclusa la testa, si formano nell’Inferno i tre fiumi: Acheronte, Stige e Flegetonte le cui acque confluiranno insieme a formare il lago ghiacciato Cocito nel fondo dell’Inferno. 
C’è a riguardo una statua composta da vari metalli, il precedente biblico nel libro di Daniele, quando il profeta interpretò il sogno di Nabucodonosor (vedi immagini più sotto).

La mia interpretazione
Nella grotta del monte Ida era stato nascosto Zeus in fasce per sfuggire al padre Crono.
Quando il bambino piangeva i Coribanti ne coprivano il pianto col suono dei loro timpani, tamburi.
I Coribanti erano antichi dei minori, divinità telluriche di origine frigia.
Nel mondo greco si trasformarono in sacerdoti di Rea, consorte di Zeus.
Con la detronizzazione del genitore Crono da parte di Zeus, di Saturno da parte di Giove, l’Età dell’Oro entra “in fieri” portando progressivamente l’umanità a vivere nelle successive Età, spiritualmente meno nobili.

Nella mitologia latina Saturno era re di Creta, veniva dall’Oriente.
Detronizzato e scacciato dal figlio Giove venne in Italia nel Lazio e lì benevolmente accolto dai re laziali instaurò la sua Età dell’Oro. Il Gran Veglio non è quindi una statua gigantesca, ma il dio Saturno.
Erano quelli degli dei archetipi e quindi giganteschi come portata divina.
Nulla vietava quindi che fossero anche così immaginati nelle loro proporzioni fisiche.
Confermo ovviamente che i differenti metalli di cui è costituito il Veglio rappresentano cronologicamente le Quattro Età dell’umanità, proprie queste alla mitologia del mondo pagano antico greco/romano.

Io però non parlo riguardo ai piedi della statua, di Impero e Chiesa.
Sostengo che Dante come poeta esoterico, come Fedele d’Amore e come “Mago” sapesse perfettamente del fluire del tempo dei Cicli Cosmici.
Esistevano informazioni letterarie esoteriche precise in questo senso sia nell’ “Eneide” di Virgilio che nei “Saturnali” di Macrobio Teodosio.
L’antesignano letterario sull’argomento fu il greco Esiodo nelle sue “Opere e Giorni”.
Se ne discusse certamente al riguardo anche nei circoli letterari esoterici toscani tra i poeti affiliati ad essi, tra cui in nostro Durante o Dante.

Nell’immagine a lato, l’Albero della Vita di Pacino di Buonaguida (1280-1339), Galleria dell’Accademia, Firenze

Le gambe e il piede sinistro di ferro della statua rappresentano quindi per il Poeta l’Età del Ferro mentre il piede destro di terracotta rappresenta l’ultima parte di questa Età, quella che nell’Induismo è chiamata Kali Yuga (fine del 7° Manvantara e passaggio nell’8° Manvantara).
Evidenzio inoltre che Creta fu l’unica isola mediterranea orientale non sede degli Ordini monastico/cavallereschi dopo il loro abbandono della Terra Santa.
Loro sedi furono nel tempo Cipro, Rodi, Malta.

Creta risulta quindi, in senso metaforico, un’isola intonsa, pura, non toccata e in qualche modo non compromessa da nessuno, neppure da nobili Ordini come quelli monastico/cavallereschi.
Creta, una sorta di Thule mediterranea da considerare unica degna sede del dio Saturno, simbolo sia del Re del Mondo, legislatore primordiale della presente umanità, che del Prete Gianni e del suo Regno, posto genericamente a Oriente e simbolo di Melki-Tsedeq, misterioso re di Salem e alto sacerdote di Dio, guida e riferimento per l’Abramo biblico.
Giusta e sacra sede quindi Creta per il Gran Veglio dantesco, dio Saturno, Guida e “Manu” della nostra umanità e della sua Età dell’Oro.


Nell’immagine sotto, particolare: Daniele interpreta il sogno di Nabuccodonosor

Autore: Gaetano Dini
Messo on line in data: Luglio 2022