ALCHIMIA E POETI MALEDETTI di Serena Rondello

I tre Poeti Maledetti

Vite diverse che si intrecciano e si influenzano psicologicamente e materialmente. Maledetti perché identificati col peccato inteso come alcool, droga, amicizie opinabili, lussuria e piacere sconsiderato. Così vengono classificati un gruppo di autori francesi ribelli vissuti fra la seconda metà e la fine dell’Ottocento: in questa sede vogliamo riferirci ad Arthur Rimbaud, Paul Verlaine e Charles Baudelaire, anche se ve ne sono molti altri. Personalità troppo sensibili ed allo stesso tempo impetuose, uomini che sanno e vogliono mettere in luce l’ipocrisia della vita, la consuetudine borghese e le fuggono con ogni mezzo, senza paura e senza vergogna. Varie e misteriose sono le teorie che giustificano il loro modo di scrivere e rapportarsi con il foglio di carta: ripercorrendo brevemente le tappe della loro vita e gli eventi che l’ hanno intrecciata, possiamo comprendere perché all’epoca, nei confronti di questi personaggi, si fosse creato un clima di mistero, sdegno e paura.

Rimbaud nasce nel 1854 a Charlesville e rivela da subito doti di bambino prodigio. La sua infanzia è difficile perché il padre abbandona sua madre e i suoi fratelli per sempre e il giovane Arthur viene isolato e fatto immergere negli studi. La prima esplosione poetica è del 1920 quando compone venti poesie che aprono la strada alla consacrazione del suo genio. Quando scrive Una stagione all’inferno è nel pieno della relazione amorosa, discussa e osteggiata con Paul Verlaine ma è proprio grazie a questo sodalizio che nascono i suoi versi migliori.

Paul Marie Verlaine a differenza del compagno Rimbaud, trascorre un’infanzia felice, ma la sua propensione al bere e agli stravizi si manifesta molto presto. E’ il periodo in cui legge I fiori del male di Baudelaire e i suoi comportamenti diventano sempre più sconsiderati: passa da momenti di dolcezza all’improvvisa violenza sia verso la madre sia verso la giovane sposa fino all’incontro nel 1871 con Arthur Rimbaud. Fra i due nasce una passione talmente profonda che quando quest’ultimo minaccia di lasciarlo Verlaine gli spara un colpo ferendolo ad una mano. E’ imprigionato e condannato e conosce così la miseria più nera e la vera e propria decadenza dalla quale nascerà la sua tarda gloria. In un ennesimo gesto di sfida verso la società borghese che aveva catalogato con disprezzo la categoria di intellettuali di cui anch’egli faceva parte con l’appellativo Decadenti, dirige e si fa portavoce della rivista “Le décadent.

Ancora qualche nota su quello che viene definito il padre dei poeti maledetti: Charles Baudelaire. Con la sua opera Les fleurs du mal viene annoverato come capostipite della famiglia degli autori immorali francesi e fra i suoi grandi meriti c’è senza dubbio quello di descrivere con magnificenza la sua Parigi che lo tormenta, lo esalta e lo delude.
E’ stato definito “reincarnazione di un angelo ribelle” e la prima edizione di questo testo è addirittura processata per immoralità nel 1857. Baudelaire, la cui vita è stata caratterizzata dall’odio smisurato nei confronti del patrigno morbosamente attaccato alle rigide regole borghesi, fa comparire nei suoi scritti figure dannate come spettri, vampiri e invoca Satana per evidenziare il degrado e l’immoralità del genere umano che, per ovviare a questi dispiaceri si consola nel vino, nel fumo e nel sesso come lo stesso Charles.

Il Diavolo regge i fili che ci muovono!
Gli oggetti ripugnanti ci affascinano:
ogni giorno discendiamo di un passo verso l’inferno,
senza provare orrore, attraversando tenebre mefitiche.
(“Al lettore” da Les fleurs du mal)

I temi giudicati scandalosi e troppo rivoluzionari per l’epoca sanciscono il trionfo del poeta nell’ambito degli intellettuali del tempo, fra cui i sopra citati Verlaine e Rimbaud che lo prendono ad esempio e seguono la sua stessa filosofia di pensiero.
Anima al diavolo, dedizione ad arti esoteriche: ecco come viene giustificato l’estro in capo ad artisti che hanno innovato lo stile poetico e prosaico. Perché non si ammette che ogni secolo è caratterizzato da personalità che hanno qualcosa non di paranormale, ma di semplicemente sensazionale?
E poi, il connubio arte e alchimia se vogliamo non è neanche fuori luogo: gli alchimisti chiamano la loro scienza Arte Sacra e, per sottolinearne l’importanza, la indicano con la A maiuscola. Il loro compito è di creare un equilibrio fra micro e macrocosmo così come questi scrittori hanno creato il loro linguaggio, il loro mondo di parole, musica, suoni, colori e immagini.
I misteri e i segreti delle loro vite sono ormai conosciuti, hanno scandalizzato, elettrizzato, emozionato, stupito. L’ambiguità dei comportamenti si riversa in un’assoluta fedeltà verso la propria persona, il proprio spirito e operato.
Solo chi soffre veramente conosce la realtà, grande è la paura della disperazione ma altrettanto ferrea sarà la volontà di coglierla appieno per scoprire l’avversità della vita: solo chi si trova in questa condizione è in grado di comprenderlo, ma il privilegio è davvero di pochi.

 

Autore: Serena Rondello
Messo on line in data: Marzo 2005