DANIELE NELLA FOSSA DEI LEONI di Gaetano Dini

Esoterismo della Bibbia: Daniele nella fossa dei leoni

I Babilonesi adoravano un drago come se fosse un dio.
Il re dei babilonesi autorizzò Daniele ad affrontare il drago per ucciderlo, se ci riusciva. Daniele lo affrontò e lo uccise.
Il popolo babilonese, saputo il fatto, si indignò e costrinse il re, pena la sua vita e quella della sua famiglia, a consegnargli Daniele.
Così presero Daniele e lo gettarono nella fossa dei leoni per farlo divorare.
Nella fossa c’erano sette leoni e ogni giorno venivano dati loro in pasto due cadaveri e due pecore. Smisero di sfamarli affinché sbranassero subito Daniele.

Si trovava in quello stesso momento in Giudea il profeta Abacuc.
Aveva preparato una minestra e messo del pane spezzettato in un recipiente e stava per portare quel cibo ai Mietitori nel campo.
L’Angelo del Signore lo raggiunse e lo esortò ad andare subito a Babilonia per salvare Daniele da morte certa.
Ma Abacuc non era in grado di farlo con le sue sole forze, così l’Angelo lo prese per i capelli e lo trasportò subito sull’orlo della fossa dei leoni.
Abacuc, istruito dall’Angelo, disse a Daniele di mangiare il cibo che aveva portato con sé, affermando che quello era il cibo di Dio.
Daniele lo mangiò e l’Angelo del Signore trasportò subito Abacuc dove lo aveva prelevato.
Il settimo giorno il re andò alla fossa per piangere la morte di Daniele, ma con grande stupore lo vide vivo.
Allora il re credette nel Dio di Daniele e fece gettare nella fossa i suoi carnefici che furono subito divorati dai leoni.

Nell’immagine sotto,
“Daniele nella fossa dei leoni” di Pieter Paul Rubens (1577-1640)

La mia interpretazione

Tutto il Libro di Daniele è estremamente allegorico e sapienziale.
Il popolo babilonese rappresenta l’umanità ultima al termine del suo procedere temporale lungo tutti i primi sette Manvantara indù del nostro Kalpa, lungo il periodo biblico dalla comparsa di Adamo ai tempi attuali, lungo il periodo greco/romano dalla comparsa dell’umanità fino alla conclusione dell’Età del Ferro.
A ogni giorno passato da Daniele nella fossa corrisponde la medesima durata cronologica di ogni Manvantara come di ogni scansione temporale biblica e greco/romana.
I due cadaveri e le due pecore rappresentano i ritmi matematici del quattro, ritmi cronologici interni a ognuno dei Manvantara indù e a ogni successivo periodo biblico e mitologico greco/romano. Ritmi caratterizzati da spiritualità umana conservante e resistente, ma fino a un certo limite temporale le due pecore, da spiritualità umana calante, decrescente nel tempo, i due cadaveri.

Il profeta Abacuc assistito dall’Angelo del Signore simboleggia il Principio Superiore, la Potenza Divina angelica e profetica insieme.
Il cibo preparato da Abacuc, minestra e pane rispettivamente cibo liquido e solido come lo sono il vino e l’ostia consacrati, rappresenta la Provvidenza Divina, azione costante misericordiosa esercitata da Dio sul Creato in soccorso dell’umanità per favorirne il giusto procedere ed esito.
I Mietitori del campo cui Abacuc aveva riservato il cibo simboleggiano gli uomini di buona volontà, gruppi umani presenti in ogni tempo.
Per usare dei termini fisico/statistici, il profeta Abacuc col suo cibo si inserisce nel contesto specifico dato da Daniele e dalla fossa dei leoni come se fosse una Variabile Indipendente che non modificandosi modifica invece le Variabili Dipendenti presenti nel sistema generale, cioè Daniele, i leoni, il re, il popolo babilonese.

Queste sono infatti le Variabili Dipendenti che subiscono variazioni di sé:
– I leoni simboleggiano lo scorrere del tempo sacro, quindi tempo ciclico e non lineare.
– I carnefici babilonesi di Daniele fatti gettare dal re nella fossa dei leoni, rappresentano l’umanità ultima, decaduta, quella che vive nel Kali Yuga indù, che vive alla fine del tempo biblico ed alla conclusione dell’Età del Ferro greco/romana. E’ quella parte di umanità presente destinata spiritualmente a scomparire.
– La conversione del re di Babilonia rappresenta l’umanità futura migliorata nello spirito, quella che vivrà nell’Ottavo Manvantara indù, come nei nuovi tempi biblici e nella nuova Età dell’Oro greco/romana.
– Daniele salvatosi dalla fossa dei leoni è il profeta di questa transizione cronologica e spirituale, di questo passaggio epocale ciclico e metafisico insieme e rappresenta la giusta conoscenza, il giusto sapere umano resistenti e trionfanti sulla menzogna, propri di quella parte dell’umanità attuale che saprà farsi nuova, futura e migliore.

Autore: Gaetano Dini
Messo on line in data: Maggio 2021