FULCANELLI, QUESTO SCONOSCIUTO di Alessio Salerno
Un misterioso alchimista
Nella ricca messe di personaggi che hanno calcato il nostro stesso suolo ne esistono diversi di cui ancora conosciamo poco o nulla o di cui ancora dobbiamo disvelare il mistero. Uno di questi riguarda l’identità dell’ultimo grande alchimista, tal Fulcanelli, autore di due poderosi tomi agli inizi del ventesimo secolo, i profondissimi Il mistero delle cattedrali e Le dimore filosofali. Oggi non scrivo per dire di aver scoperto la vera identità del maestro, né che ci riuscirò. Ma posso dirvi chi non era Fulcanelli.
Egli infatti non nasce e non muore. Non sappiamo nulla di lui. Effettivamente deve essere passato a miglior vita, ma solo nel senso che, avendo ottenuto l’Elisir di Lunga Vita, egli oggi vaga errabondo sotto mentite spoglie spargendo la sua lieta novella iniziatica e prestando soccorso ai bisognosi, Don Chisciotte dalle arcane conoscenze e dalle doti sovrumane. Tutti coloro che dissero di averlo conosciuto in vita non hanno potuto che tratteggiare un resoconto vago e misero dell’alto iniziato che egli fu, finendo sostanzialmente per creare solo confusione. Nonostante si vociferi che fosse ben noto negli ambienti esoterici francesi e gran frequentatore delle più eccelse menti scientifiche dell’epoca, tra cui il premio Nobel Pierre Curie, nessuno ha potuto descrivercelo.
Nell’immagine a lato,
Il laboratorio dell’alchimista di Thomas Wyck (1616-1677)
Due furono i suoi diretti discepoli e mediocri epigoni: l’alchimista Eugene Canseliet e l’artista ed esoterista Jean Julien Champagne. Solo essi hanno potuto frequentare e conoscere direttamente il maestro, pare, e fino ad un certo punto dovremo fidarci di quanto essi ci hanno raccontato. La prima e più banale ipotesi fu quella che Fulcanelli fosse lo pseudonimo comune dei due ma, oltre ai motivi che vedremo poi, escludiamolo: Champagne moriva nel 1932 a 55 anni e Canseliet ha sempre dichiarato di non essere Fulcanelli.
Colin Wilson, scrittore estremamente prolifico, capace di spaziare in ogni genere, sostiene che Fulcanelli, chiunque egli fosse, sottrasse a René Schwaller de Lubicz le idee che portarono alla stesura de’ Il mistero delle cattedrali. Con tutto il rispetto per Wilson, che condivide evidentemente il pensiero di Genevieve Dubois, giornalista che afferma le stesse cose, mi chiedo come faccia a sapere questo. Inoltre dette idee poterono influenzare il successivo Le dimore filosofali? E Schwaller de Lubicz per contro non fece una piega a tale sottrazione e pochi anni dopo si arruolò nell’esercito durante la Prima Guerra Mondiale. Successivamente venne adottato dal poeta lituano Oscar Vladislas de Lubicz Milosz, a cui deve il nome, con cui fondò una società di stampo esoterico denominata i Veglianti che non ebbe molta fortuna e da cui si sganciò temendo di restare, sempre a detta di Wilson, troppo invischiato in affari politici.
Wilson sostiene che Fulcanelli trovò in un antico manoscritto (quale?) un opuscolo di sei (sei?) pagine che mostrò a Schwaller, il quale lo aiutò a comprenderlo. Tale manoscritto riguardava,sembra, la colorazione mediante processi alchemici di alcune straordinarie vetrate nelle cattedrali gotiche. Per ringraziamento Fulcanelli lo depredò dei suoi appunti pubblicandoli a suo nome.
Ora dubito che Schwaller de Lubicz non abbia protestato per nulla e non abbia provato a ristabilire una parvenza di equità o verità. Inoltre a detta di Wilson l’incontro tra i due avvenne quando René aveva circa vent’anni e dubito che il giovane fosse stato in grado di stendere un’opera dell’ampiezza e della portata de Il mistero delle cattedrali e del suo seguito, né peraltro aver conseguito il raggiungimento della Grande Opera alchemica in così giovane età, senza peraltro nulla togliere alla sua erudizione. Inoltre Schwaller de Lubicz fu sì un esoterista, ma più che altro un egittologo.
Fulcanelli era una specie di vampiro capace di suggere le memorie e le abilità di coloro che lo avvicinavano?
Così Gilbert Nash di Signori del tempo di Wilson Tucker (1953), romanzo che precede e potrebbe aver ispirato Highlander, una volta sufficientemente avvicinato e toccato un soggetto, ne carpisce le idee e le doti più recondite. Ma il personaggio letterario era un alieno estremamente longevo il cui unico obiettivo era servirsi del suo potere a fin di bene: Fulcanelli un mortale realmente esistito, forse esistente.
Eugene Canseliet (nella foto a lato, © it.wikipedia.org) sembra essere stato l’esecutore testamentario della revisione e pubblicazione dei due testi originari di Fulcanelli, per volontà stessa dell’autore.
Quindi Fulcanelli è morto? E di questo documento esistono tracce?
Comprendo come forse quest’uomo straordinario possa aver fatto dono dell’espressione più alta del suo genio a noi tramite il discepolo prediletto, dovendo per qualche sua ragione assentarsi o scomparire. Tale mossa sembrerebbe essere dettata dal più nobile altruismo. Lasciare che Canseliet si occupi delle bozze è certamente un’operazione della massima fiducia di cui sicuramente godeva agli occhi del maestro. Questo però ha fatto pensare che lui, unitamente all’altro discepolo del maestro, l’artista ed esoterista Jean Julien Champagne, fossero i soggetti celati dallo pseudonimo comune Fulcanelli. Ma è comunemente assodato il fatto che questa ipotesi sia da escludere a prescindere, poiché anche unendo le menti e le capacità dei due sembra impossibile poter raggiungere un prodotto tanto vasto da abbracciare storia, filosofia, linguistica, architettura ed esoterismo in un gesto. Solo un uomo molto erudito e che aveva vissuto molto poteva avere vergato quelle righe. Un uomo che sapeva.
Tornando all’idea di esecuzione testamentaria delle sue ultime volontà, aggiungo che se anche Fulcanelli fosse morto poco prima di giungere alla Grande Opera, si può semplicemente ed unicamente esprimere ammirazione per la tenacia e la fede di un uomo che certo aveva dedicato molto, se non tutto, al conseguimento del suo obiettivo. In questo caso sarebbe comprensibile che ad occuparsi della revisione e della pubblicazione dei suoi testi sia stato un secondo.
Ma chi non era Fulcanelli?
Fulcanelli era una creatura che fagocitava persone su persone e ne assumeva le sembianze e ne carpiva la memoria?
Ipotesi affascinante. Ma a maggior ragione, se così fosse come mai questa Cosa alla John Carpenter (1) benigna e superiore non ha lasciato tracce di sé? Una foto, un ritratto, una vera descrizione, un indirizzo, un dettaglio significativo? Nessun errore. Fantascientificamente possibile, scientificamente assurda. Sarebbe più lecito e semplice credere, sperare, che dietro tale pseudonimo si celino alcune delle più brillanti menti esoteriche del periodo. Sembrerebbe quasi legittimo pensarlo. Ma così facendo forse una delle teste più deboli di questa favolosa idra dalle molte teste avrebbe potuto, dovuto lasciar trapelare qualche segreto che potesse metterci sulle tracce di Fulcanelli. O più che a The thing dovremmo paragonarlo a The Blob, un essere sceso su un meteorite (2) e capace di divorare ogni essere vivente?
Fulcanelli era Ellery Queen?
A partire dagli anni sessanta i creatori del celebre investigatore (Frederick Dannay e Manfred Lee), che firmavano le loro opere con lo stesso nome del personaggio da loro inventato, consentirono, sotto la loro guida e ristesura, la pubblicazione di un certo numero di libri ad opera di un gruppo di autori fra i più disparati e dagli stili più diversi sempre sotto lo pseudonimo Ellery Queen. Possibile che Fulcanelli dunque fosse una sorta di franchising dietro cui si celavano numerosi esoteristi e la cui collaborazione abbia condotto alla pietra filosofale e all’elisir di lunga vita? Interessante, ma i testi ad opera del grande iniziato presentano una certa uniformità e chiarezza mentre i testi apocrifi del detective, benché si sia scoperto solo in tempi recenti, presentano testi non omogenei tra loro. Ancora una volta siamo sicuramente fuori strada.
Fulcanelli era il demone Azazel?!
Nel film Il tocco del male del 1998 di Gregory Hoblit interpretato da Denzel Washington, questi lotta a tutta prima contro un serie di efferati delitti per poi scoprire che l’autore è sempre il medesimo, e cioè il demone Azazel, capace di trasferirsi per contatto da essere vivente a essere vivente. Ecco perché non riusciamo a trovare Fulcanelli! Certo la sua vera essenza deve avere qualcosa del demone di cui dicevo ora: capace di attraversare i corpi e le menti più e meno brillanti con cui veniva a contatto, ma sempre senza lasciare traccia. Neppure Canseliet o Champagne ci hanno dato uno straccio di descrizione.
Il segreto resiste. Che sia morto poco prima di conseguire la Grande Opera è commovente, poiché ha consegnato il suo mito all’eternità e le sue idee
a chi potrà sfruttarle. Che abbia abbandonato legami e vincoli terreni gettandosi alle spalle persino il frutto di tanti anni di studio è altrettanto toccante, perché ci da la prova che sia possibile realizzare qualcosa di straordinario e forse sovrumano. Liberandosi di un involucro vecchio e scomodo Fulcanelli ha raggiunto l’immortalità, e vaga libero e sereno ridendo e infischiandosene di tutte le nostre domande. Ma ci sono ancora alcuni punti che vorrei studiare.
Nell’immagine a lato, Gli alchimisti di Pietro Longhi (1701-1785), Assieme, Venezia, Ca’ Rezzonico
Canseliet era smemorato?A sua detta Fulcanelli era nato nel 1839 o forse nel 1841. Sempre secondo le sue dichiarazioni, egli avrebbe reincontrato il maestro in Spagna nei primi anni cinquanta del secolo scorso, quando doveva avere abbondantemente superato il secolo d’età. Cosa che mi rende estremamente felice, mentre due cose a questo proposito invece mi turbano. Sembra che l’unico visto d’ingresso sul passaporto del Canseliet sia datato 1954, mentre egli dichiara di avere visto colà il maestro in date diverse, nel ’51, ’52, ’54, sempre giù di lì. Comprendo bene questa esigenza di segretezza. Fulcanelli era l’ultimo latore del mistero più grande del pianeta, quello capace di renderci partecipi del creato mediante l’assunzione di particelle ed elementi estremamente raffinati della materia, ma anche della perfezione morale cui si giunge parallelamente alle varie rettificazioni della materia prima alchemica. Ma questa mancanza di precisione non può che indispormi, come il disordine e qualunque inesattezza. Canseliet sembra sviarci appositamente. E quando ci avviciniamo a Fulcanelli di un passo, ecco che ce ne allontaniamo di due.
Mantenendoci sul solco dell’inaffidabilità di Canseliet, sappiate anche che Fulcanelli potrebbe essere stato uno dei primi transessuali della storia.
In uno dei suoi viaggi in Spagna di cui vi dicevo, accolto in una comune alchemica stile antico, vivente ancora coi sistemi e la tecnologia del medioevo, non si sa bene se in Siviglia o Castiglia (la solita imprecisione di Canseliet), sembra che ad avvicinarsi all’ex discepolo, apostrofandolo con una frase misteriosa (Ma non mi riconosci?) sia stata nientemeno che una donna dal portamento regale estremamente somigliante a Fulcanelli.
Una sorella? Una parente? Una figlia?
Probabilmente il maestro, trascesa la condizione umana, doveva avere anche travalicato le differenze di genere, ci lascia supporre Canseliet. E più che Lili Elbe/ Danish Girl (3), meglio di Caroline Jorgenson (4), deve avere mutato sesso per meglio nascondersi e alimentare il suo mistero, ma soprattutto per farci arrovellare ulteriormente alla sua ricerca. Personalmente trovo assurda questa dichiarazione. Passi il mistero, ma dubito che Fulcanelli abbia potuto cambiare sesso senza un buon chirurgo, una cura di ormoni e l’ausilio di un buon psicologo. Credo più al fatto che sia divenuto immortale, ma a questo no.
Patrick Riviere, storico delle religioni e dei miti, identifica Fulcanelli col fisico Jules Violle (1841-1923). Credo che il modo in cui accosti i due personaggi sia una evidente forzatura, ma apprezzo comunque il fatto che si tenti di formulare una teoria concreta per giungere alla verità. Temo però di non poter concordare con le ipotesi di Riviere: sintetizzando, l’uno e l’altro si occupavano certo della stessa cosa, e cioè dello studio dei fenomeni naturali e della loro riproduzione in laboratorio, ma Violle era oltremodo impegnato con la stesura dei suoi testi e dall’insegnamento, oltre ad occuparsi di una famiglia decisamente numerosa. Essenzialmente dotato, può nell’arco di tutta la sua esistenza aver avuto il tempo e la passione per stendere i due testi alchemici che han reso fama all’alchimista di cui parliamo, ma se Fulcanelli s’è eclissato, Violle è tristemente, ed ordinariamente, defunto. Ora per citare Sherlock Holmes, posso dire che eliminato l’impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, è la verità. Scartate tutte le suddette ipotesi, chi era, o poteva essere, Fulcanelli?
Recentemente sembra essere uscito un terzo volume firmato da Fulcanelli e intitolato Finis Gloriae Mundi. Dubito che a così grande distanza di tempo il maestro abbia voluto piazzare un suo nuovo libro che in parte completa e in parte contraddice i suoi precedenti lavori. Trovo invece che si tratti di una patetica scelta editoriale e un più che vergognoso tentativo da parte dell’autore o gli autori di creare sensazione. Egli ci aveva consegnato due brillanti e perfetti esempi di esoterica consapevolezza, non una semplicistica visione per nulla illuminata rispetto ai suoi primi lavori. O forse semplicemente Fulcanelli sta invecchiando…
Spiacente, ma preferisco non infrangere l’incantesimo e piuttosto che conoscere l’identità del maestro, posto che potessi riuscirvi, pensare che egli viva ancora, difendere la sua memoria e con questa dichiarazione, che sia vivo o morto, che sia un’invenzione letteraria o una farsa, renderlo se possibile ancor più vivo e concreto. Forse ora comprendo meglio la dedizione al segreto di Canseliet e Champagne e di chi con e per loro.
Fulcanelli è la concretizzazione di tutte le speranze in qualcosa di ultraterreno focalizzate in un unico luogo, momento e persona. Firmato, un ammiratore.
Autore: Alessio Salerno
Messo on line in data: Dicembre 2017
Note
1 – Film del 1982 di john Carpenter, dove i membri di una spedizione polare devono combattere contro un alieno capace di imitare perfettamente le sembianze delle creature con cui viene in contatto.
2 – Titolo originale del film Fluido mortale del 1958 di Irving Yeaworth jr. con Steve McQueen, dove un mostro gelatinoso fagocita tutti gli esseri viventi che trova sul suo cammino.
3 – Nata come uomo col nome di Einar Mogens Andreas Wegener (1882.1931), fu la prima persona a sottoporsi a una operazione di cambio di sesso. Morì a causa delle complicazioni da rigetto dovute all’ultima delle numerose operazioni subite durante il processo di rassegnazione sessuale. The Danish girl è un film del 2015, diretto da Ton Hooper e interpretato da Eddie Redmayne tratto dal libro di Davide Ebershoff che ne ripercorre la vita.
4 – Nata come uomo col nome di George William Jorgensen jr (1926-1989), fu probabilmente il primo caso di operazione di cambio di sesso effettuata con successo. Fu attiva portatrice e portavoce dei diritti e dei valori dei transessuali e dei transgender.