CITTA’ DEL SILENZIO: GALERIA VECCHIA di Roberto Volterri
Città del silenzio
«Città del silenzio» è una delle immaginifiche definizioni che l’orbo veggente – il poeta Gabriele d’Annunzio – dette, in realtà, ad alcuni suggestive cittadine medievali che ai suoi tempi, evidentemente, silenziose lo erano veramente.
Oggi tale definizione si attaglia maggiormente a delle località, di solito non lontane da rumorosi centri abitati, in cui il silenzio regna sovrano poiché esse furono abbandonate dai loro abitanti secoli e secoli or sono. Così come si trovavano in quel preciso istante della loro storia: con i muri delle case ancora quasi intatti, con i coppi e le tegole dei tetti ancora, in buona parte, ben salde al loro posto, a volte addirittura con porte e finestre ancora nelle loro sedi, esposte all’inclemenza del tempo. Non solo atmosferico…
Sono le « città morte » di cui abbondano molte regioni d’Italia. Alcune giacciono abbandonate sotto un quasi inestricabile groviglio di rovi, di rami di alberi cresciuti nel corso dei decenni – dei secoli, in taluni casi – all’interno delle abitazioni, sotto gli archi d’accesso alle città, nelle ormai vuote orbite di finestre dalla quali, in un tempo ben lontano, si affacciarono madri in attesa dei loro figli impegnati in guerre combattute a suon di rudimentali archibugi, se non, addirittura, con alabarde e durlindane!
E sì, poiché alcuni di questi affascinanti paesi furono abbandonati, in fretta e furia o durante una lenta agonia, anche in epoca medievale, in molti casi non più tardi del XVII secolo. Ma perché genti che si erano affaticate a tirar su muri, archi, campanili e tetti decisero di abbandonare tutto e fuggire altrove? Le ragioni sono molteplici e variano da luogo a luogo. In certe circostanze – ad esempio nel caso di Canale Monterano che, insieme a voi, esploreremo in un futuro articolo – fu l’insalubrità del luogo, unita ad alcune locali diatribe, a decretare l’estinguersi di sogni, di desideri, della voglia, insomma, di vivere, di procreare, di allargare i confini di un paese in cui intere generazioni si erano affaccendate nell’eterna lotta per la sopravvivenza.
In altri casi la leopardiana ‘matrigna ’Natura’ si manifestò in sommovimenti del terreno sui cui gli uomini si erano da secoli affaccendati, minando così la stabilità delle abitazioni e costringendo intere famiglie ad edificare altrove case, stalle, chiese. E’ questo il caso – tanto per fare un altro esempio – di Civita di Bagnoregio, definita in tempi non lontani, da alcuni cartelli segnaletici, la « città che muore », proprio a causa dell’inarrestabile instabilità della piattaforma tufacea adagiata su un altrettanto poco rassicurante strato di friabili argille cineree, depositatesi durante i millenni e del tutto… incuranti del fatto che una moltitudine di esseri umani, del tutto ignari delle sottostanti, complesse dinamiche fisico-chimiche che fanno della Geologia una delle scienze più affascinanti, di lì a qualche millennio avrebbe deciso di edificarvi un’intera città. Ma iniziamo un nostro – e vostro! – breve viaggio tra le “città del silenzio” partendo da Galeria Vecchia, a pochissimi chilometri da Roma, sulla via Braccianese.
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Autore: Roberto Volterri
Messo on line in data: Giugno 2007
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