IL MISTERO DELLE “VOGLIE” di Leonella Cardarelli
La credenza sull’origine delle voglie sulla pelle è tuttora viva nella nostra società. Qualche anno fa la madre (sui cinquant’anni) di una mia amica mi disse: “Io quando ero incinta di Doriana non mi sono mai toccata se avevo voglia di qualcosa, ecco perché lei non ha neanche una macchia sulla pelle”.
Come mai esiste ancora questa credenza?
Perché se tutte le credenze magiche relative alla gravidanza sono state sostituite da spiegazioni mediche e scientifiche, la formazione delle voglie (angiomi) non si può spiegare scientificamente. Durante la gravidanza la donna subisce delle trasformazioni ormonali che la portano a sentire di più gli odori, i desideri alimentari, a provare disgusto per alcuni alimenti. Anche il sapore di un cibo può restare maggiormente impresso così come possono esserci dei desideri verso cibi che prima non erano apprezzati. La donna si trova quindi in una particolare situazione alimentare.
Le donne, nella società contadina, preparavano il cibo, ma poi erano le ultime a mangiarlo e talvolta mangiavano anche in piedi. Venivano educate a non accettare le pietanze che venivano loro offerte… e soprattutto venivano educate a non chiederne. Bisognava controllare anche l’espressione del volto, evitando di manifestare il desiderio di alimenti, poiché si poteva scatenare l’invidia e il malocchio, vivendo in una società della scarsità. Quando la donna è incinta, invece, le cose cambiano… perché ella non solo deve manifestare i suoi desideri ma deve anche accettare il cibo richiesto… altrimenti chi ci rimette è il bambino!
Cambiare questo atteggiamento tuttavia non è semplice. E quando le donne desiderano e non chiedono… o desiderano e si toccano… i figli nascono macchiati (notare la potenza magica del desiderio). La macchia sulla pelle esce sullo stesso punto in cui la donna si sarebbe toccata mentre provava il desiderio e il colore della voglia indica l’alimento che la donna voleva mangiare. Esiste una vera e propria tassonomia delle voglie e il bello è che in essa rientrano cibi che prima non esistevano o che sono circoscritti a precise aree geografiche. Ad esempio in Umbria esiste la voglia di porchetta; poi abbiamo la voglia di caffellatte, oltre alle già note voglia di fragola, di caffè ecc.
Quando il figlio nasce macchiato la donna viene incolpata di aver avuto voglia, di non aver chiesto, o di essersi toccata. La voglia però non rappresenta tanto il desiderio di quel cibo quanto il cibo stesso. Ad esempio in un’intervista una donna umbra ha dichiarato: “Mio figlio dietro il collo ha un grappolo d’uva”… sembra cioè che quel grappolo si sia proprio materializzato dietro il collo del fanciullo.
Nella società contadina quando una donna era incinta e non si sapeva se sarebbe nato un bambino solo o una coppia di gemelli si offriva sempre il doppio degli alimenti: “Prendine due, tante volte può essere una coppia…” Questa paura di non riuscire a sfamare un’eventuale coppia veniva alimentata da storie tramandate, come ad esempio la storia di due gemelli nati con le lingue attaccate perché alla madre era stato dato un solo alimento e questo non bastava a sfamare i due bambini.
Come già accennato, il desiderio ha una potenza magica molto forte. Oltre a causare le macchie sulla pelle del bambino, il desiderio forte, se non soddisfatto, poteva causare persino l’aborto. Va inoltre considerato che il periodo di gravidanza era anche un periodo in cui venivano ad incrinarsi i rapporti suocera/nuora, poiché sovente la suocera accusava la nuora di “mettere la scusa delle voglie per mangiare di più”. In questo contesto collochiamo anche la credenza sull’origine dell’orzaiolo (che è un’infezione virale che viene all’occhio). Nella società contadina si riteneva che l’orzaiolo venisse alle persone che rifiutavano di offrire cibo a donne incinte.
La cosa sorprendente è che una ricerca effettuata dalla British Medical Association sostiene che la maggior parte dei casi di orzaiolo riguardano proprio individui che vivono con donne incinte (la causa attribuita sarebbe lo stress psicofisico). Ciò spiega quindi che le credenze popolari non nascono dal nulla. Oggi, se la credenza sull’origine dell’orzaiolo può far sorridere, quella sulle voglie esiste ancora, perché la medicina non è in grado di offrire un modo per prevenire gli angiomi. Evitando di toccarsi si tenta almeno di evitare, si palesa una forma di prevenzione che la medicina non riesce ad offrire. La scienza non è mai onnipotente.
Autore: Leonella Cardarelli
Messo on line in data: Febbraio 2009
Fonte: Corso Antropologia dell’alimentazione, A.A. 2008/2009, Facoltà di Lettere e Filosofia, Perugia.