ERBE MAGICHE: IL NOCE di Katia
Che cosa offre la natura se non la magia di mutare, meravigliare con l’alchimia delle stagioni, il profumo della terra che dona i suoi frutti maturi, le rigogliose piante che offrono la loro bellezza a noi esseri distratti, a noi che distruggiamo la loro fatica d’esistere?
Sulla via che porta al mio magico mondo ho visto un Noce versar lacrime: il mio meraviglioso amico di meditazione stava piangendo, i suoi compagni non c’erano più e presto anche lui avrebbe finito i suoi giorni.
Commossa osservai la sua ferita che, goccia dopo goccia, lasciava scivolare la sua linfa; tornai al mio casolare pensando: “Forse gli uomini avranno solo sfoltito i suoi rami”.
M’illusi.
Il giorno dopo non c’era più. Non avrebbe più fatto ombra alle nonnine, che stanche sostavano sedendosi sul muricciolo antico, godendo della frescura che lui dava in dono. Le sue meravigliose fronde non ospiteranno più le piccole creature che, in primavera, schiamazzanti annunciano la loro presenza; sul calare delle stagioni i suoi frutti autunnali non ci saranno e non verranno raccolti e le foglie dorate non formeranno il tappeto ambrato, il vuoto avvolgerà gli animi sensibili e la tristezza velerà il loro cuore.
Nell’antica Grecia il noce fu dedicato ad Artemide (Diana), gemella di Febo (Apollo). Nella mitologia si narra che Dioniso (dio che insegnò il culto della vite e l’arte di estrarre il vino), ospite di Dione, re della Laconia, s’invaghì di Caria, figlia minore del sovrano; ma le sorelle Orfe e Lico, invidiose e gelose, avvertirono il padre. Dioniso, dopo averle ammonite più volte s’infuriò, facendole impazzire e trasformandole in rocce.
Caria, per la gran tristezza, morì poco dopo e il dio che l’aveva tanto desiderata la trasformò in un albero di noce dai frutti fecondi.
Artemide annunciò ai Laconi la triste morte della principessina Caria ed essi eressero in onore della casta dea della Luna (e della caccia) un tempio, nel quale vennero scolpite nel legno di noce delle colonne a sagoma femminile.
Il noce è l’albero della saggezza, simboleggia la fertilità e la longevità, inoltre dona forza nelle avversità della vita.
Nel Medioevo quest’albero è stato demonizzato: in quel tempo la pianta si presentava come portatrice del male e delle creature malefiche, come ad esempio il famoso noce di Benevento.
Una leggenda narra che la notte di San Giovanni Battista le streghe, con a capo la dea romana Diana (Artemide), vagavano nella notte a cavallo di una scopa per raggiungere il convegno che si teneva sotto al gran noce di Benevento.
Questo racconto sembra sia stato ispirato da un’interpretazione erronea di un fatto realmente accaduto sotto il regno di Costante II, che aveva come persona di primo piano il vescovo S. Barbato (663-682 d. C.). Si narra che il Santo fece sradicare il famoso “noce di Benevento” per sopprimere alcune feste pagane in onore si Diana.
Tuttavia, nonostante le varie superstizioni, pare che ancor oggi la notte solstiziale di San Giovanni, come tradizione, le donne si ritrovino sotto le fronde dell’albero, senza calze né scarpe, per percuotere delicatamente i rami con un bastone di legno, per far scendere le noci con il mallo ancora verde e intatto, con lo scopo di preparare il famoso nocino. Perché questo abbia davvero virtù magiche, nella preparazione si raccomanda di non usare oggetti di metallo. Sembra che questo liquore sia un toccasana per vari disturbi, ottimo come digestivo. Ne troverete la ricetta qui.
Quest’albero solitario cresce spontaneo nelle campagne. La pianta è molto longeva e può raggiungere anche i mille anni. I noci più antichi in Europa si trovano nei conventi, perché furono piantati dai monaci per uso terapeutico. Essi usavano il mallo e le foglie per infusi e decotti, mentre il frutto serviva come nutrimento.
Nella storia della medicina popolare, il noce viene usato secondo la tradizione come tutte cure dei semplici: le foglie, che sono raccolte da maggio ad agosto, possiedono qualità digestive e toniche; oltre a ciò vengono adoperate nel trattamento delle gastroenteriti, combattendo l’infiammazione e l’irritazione della mucosa; per l’ulcera si suggerisce un cataplasma fatto con le foglie bollite in poca acqua, ottimo anche per reumatismi e gotta. La noce è uno dei frutti secchi più energetici, giacché ha un alto contenuto di glucidi e proteine, sali minerali, molte vitamine (A, B1, B2, PP, B5), inoltre rame e zinco; infatti, l’olio di noce è consigliato alle persone convalescenti perché è un ottimo ricostituente.
Curarsi e farsi belle con le noci
Per problemi di anemia causata da carenza alimentare, si consiglia infuso di noce: lasciare 20 grammi di foglie in un litro d’acqua fumante per circa 15 minuti; poi filtrare. Si raccomanda di bere una tazza prima dei pasti.
La maschera fatta con noci tritate e latte è un buon rimedio per tonificare la pelle e togliere il gonfiore mattutino del viso.
Un tempo le donne usavano i gusci di noci o il mallo bollito come tintura per coprire i capelli bianchi, mentre per combatterne la caduta usavano un balsamo fatto con gemme di noce fresche bollite a bagnomaria, poi amalgamate accuratamente con lo strutto; l’unguento serviva a massaggiare il cuoio capelluto, la sera prima di coricarsi.
Autore: Katia
Messo on line in data: Marzo 2003