L’ONNISCIENZA DIVINA di Luigi Loreto

La contraddittoria onniscienza del Dio Trinitario

Premessa: il saggio che segue è un estratto del capitolo Il moderno mito immaginativo, presente nel mio libro La creatività divina (una rivoluzione ideologica), del quale è possibile visionare l’indice e la prefazione presso il sito “ilmiolibro.it”. In questo sito sono presenti due articoli tratti dal suddetto libro: L’immensa creatività di una insostenibile idea e La Trinità creativa.

Tentiamo di fornire un servizio al mito conoscitivo che governa senza idealità l’intero pianeta, avvertendo che nel contempo risulteremo, nostro malgrado, impietosi verso il primitivismo delle “Idealità” correnti. A tal fine svolgeremo riflessioni trattando con la massima ragionevolezza il Dio più diffuso nella planetaria venerazione, quello Trinitario.

– Il Dio Trinitario è un atto creativo che mai origina, mai cessa, cioè eterno. Se così non fosse, nascerebbe o morirebbe come Creatore nello stesso momento in cui origina o termina l’atto.
– Il Dio Trinitario è un atto creativo eterno ed unico. Se così non fosse, scorrerebbe lungo una interminabile linea temporale, composta di atti creativi passati, presenti e futuri. In tal caso diverrebbe plausibile sia l’ipotesi di una Sua prima origine, sia l’ipotesi di un Dio Creatore realmente eterno che Lo crea.
– Il Dio Trinitario è un atto creativo eterno, unico ed infinito. Se si desse un limite, sia quantitativo che qualitativo (un solo genere di popoloso creato), avrebbe un termine creativo e diverrebbe un Creatore mortale.
– Il Dio Trinitario è un atto creativo eterno, unico, infinito ed attuale. Ciò significa che si svolge in un “adesso” comprensivo di tutte le infinite entità che crea e di tutti gli interminabili sviluppi di ogni singola entità creata. Se una entità creata fosse successiva all’atto, o ad un’altra, o contenesse reali, e non apparenti, successioni evolutive in se stessa, l’atto creativo cesserebbe di essere eterno ed unico.
– Il Dio Trinitario è un atto creativo unico, infinito, eternamente attuale e avente Se Stesso come “materia” del concepimento creativo. Se così non fosse, avremmo che dovrebbe concepire “altro da Sé”, ma essendo questa misteriosa “materia” oltre o fuori di Sé, ne conseguono due effetti: 1) la perdita della totalità; 2) il sostanziale degrado dell’atto creativo, perché “altro da Sé” non può essere che inferiore al Dio che E’.
– Il Dio Trinitario è un atto creativo unico, infinito, eternamente attuale e finalizzato al divenire rappresentativo di Se Stesso. L’ultima parte dell’affermazione è la logica conclusione di due concetti: 1) quel che Dio crea e manifesta altro non può essere che una rappresentazione di Sé, in quanto ha Se Stesso come unica materia di concepimento creativo; 2) Dio è in quanto Si rappresenta, ma poiché in una creatività senza tempo il rappresentarsi non è uno stato successivo all’essere, ne consegue che l’essere di Dio equivale al divenire rappresentativo di Se Stesso.

Ora consideriamo quanto la ragione teologica afferma del Trinitario Creatore: è eterno, ma origina e termina il processo creativo; esiste in un intramontabile presente, ma crea dandosi un certo lasso di tempo consecutivo (6 giorni); è infinito, ma crea un solo tipo di universo rappresentativo; quel che crea non Lo rappresenta; resta eternamente immutabile col processo creativo. La genesi concettuale di un tale Trinitario Creatore è tutta nella seguente spiegazione: l’individuo umano concepisce l’infinità e l’eternità, vi proietta inconsapevolmente la propria temporale immagine mentale, la fa agire in termini creativi e fornisce ad essa un fideistico, cioè indiscutibile, suggello divino. Più avanti cercheremo di darci ragione della presenza delle Tre Persone in questa “Divina Proiezione”. Sappiamo che la “Divina Proiezione” ama soprattutto agire in termini moralisti, i quali, evidentemente, sono quelli che più interessano all’umano proiettore. Noi tenteremo di coniugarli assieme a quelli creativi ragionando sulla Onniscienza, una indubbia dote relazionale che la “Divina Creatura” intrattiene verso l’immaginifico “genitore” umano.

Supponiamo che “L’Onnisciente” si rapporti conoscitivamente ad un individuo umano che campi, mettiamo, 100 anni. All’Onnisciente, per definizione senza tempo, basta una sola occhiata per vedere tutte assieme le immagini spazio-temporali del nostro individuo e certamente non attende che si succedano per 100 lunghi anni. Orbene, chi crea tutte le simultanee immagini spazio-temporali umane dei 100 anni, presenti nella visione del nostro Onnisciente?Quest’Ultimo è da escludere, perché a suo tempo ha creativamente dato ed ormai è in disarmo; resta la Natura, cioè il complesso delle leggi naturali emesse dalla Sua “trascorsa” volontà creativa e che governano la vivente manifestazione del popoloso creato. E quindi anche la centenaria rappresentazione fenomenica del nostro esemplare individuo. Il fatto a molti appare accettabile, ma in realtà è assai bizzarro, perché ci consegna la seguente situazione concettuale: il Trinitario Creatore spende tempo (quasi una settimana) per creare una natura che crea senza tempo, cioè all’interno di un amen, tutte le simultanee e centenarie immagini spazio-temporali umane percepite dalla Sua Onniscienza. Dunque, sul piano creativo l’insenziente Natura possiede una prerogativa divina che apparentemente non può direttamente concedersi un Supersenziente, e Onnipotente, Dio Creatore!

Consideriamo il nostro individuo nell’atto di festeggiare i vent’anni e supponiamo che allo scoccare dei 40 compirà un atto che determinerà la sua ultraterrena dannazione. Il senziente ventenne nulla sa del suo futuro, al contrario dell’insenziente natura, la quale sta generando l’immagine fenomenica della sua futura scelta dannata, simultanea a quella dei vent’anni ed entrambe compresenti alla visione dell’Onnisciente. Ma se la Natura è totalmente insenziente, come fa a sapere della futura scelta e, dunque, generarla fenomenicamente? E’ chiaro che può generarla solo alla condizione di eseguire la volontà di un senziente. Escludendo il nostro congenere, che vive con piena immedesimazione la propria temporalità e nulla conosce della sua futura decisione, resta l’unico senziente atemporale ammissibile, cioè l’Onnisciente. In tal modo abbiamo che l’Onnisciente ordina alla Natura di generare una immagine spazio-temporale umana nell’atto di decidere della sua eterna dannazione. Essendo l’Onnisciente atemporale, non dà un ordine dopo l’altro, bensì un ordine unico ed istantaneamente molteplice, emesso nel momento stesso in cui un paterno spermatozoo feconda una materno ovulo e sortisce il centenario individuo umano. A rigor di logica, tuttavia, non dovremmo parlare di “ordine”, perché solo un senziente potrebbe percepirlo e la natura tale non è. Resta l’ipotesi dell’Onnisciente che manipola direttamente la natura per generare istantaneamente tutta la centenaria vita fenomenica del nostro congenere.

Un Trinitario Creatore dapprima temporale e poi indefinitamente ozioso, non può assolutamente concedersi il lusso di fare l’Onnisciente. Può conservare il titolo solo con una creatività insistentemente attuale, ma con un tal daffare, Gli riesce molto complicato impersonare il privilegiato ruolo del Moralista. Verificarlo è semplice. Lasciamo arrivare ai 40 anni l’ex ventenne e poniamolo di fronte alla decisione di scegliere la propria ultraterrena salvezza o dannazione. Per creare la vivente immagine conseguente alla decisione, l’Onnisciente Creatore non può certo attendere che “prima” scelga. Se tale fosse l’orientamento, avrebbe speso il tempo di 40 anni per tenere in vita il quarantenne, poiché è notorio che un individuo umano scorre quotidianamente tra numerosissimi stati decisionali, la maggior parte dei quali banali.

Supponiamo che il quarantenne si orienti verso la dannazione: è chiaro che il Creatore, per sbrigare la pratica creativa nel Suo intramontabile presente, deve generare l’immagine della scelta dannata assieme a quella possibile, cioè salvifica, ed entrambe non dopo, bensì simultaneamente alla generazione dell’immagine che prende la decisione. Inoltre, in quello stesso puntiforme presente, deve generare sia tutte le immagini che scorrono di infamia in infamia verso l’ultraterreno giudizio negativo, sia tutte le possibili immagini che scorrono di virtù in virtù verso l’ultraterreno giudizio positivo. Per il defunto ex quarantenne sono reali solo le decisioni infami, ma per il Creatore è reale ciò che crea, perciò non può che vedere doppio il nostro defunto congenere, saggiamente giudicarlo degno sia del Paradiso che dell’Inferno e coerentemente inviarlo nelle opposte destinazioni.

Nel saggio precedente, trattando la vita del Cristo, abbiamo accertato che una singola esistenza, precisamente quella che scorre lungo una linea di decisioni e vicende effettivamente scelte e subite da un individuo, è costellata non da una, bensì da molteplici linee esistenziali possibili, e poiché agli occhi di un Divino Moralista la vita umana ha senso solo se finalizzata alla salvezza o meno, ne consegue che sostanziose comitive del nostro quarantenne stanno contemporaneamente godendosi il Paradiso o arrostendo all’Inferno…
Il seguito della trattazione entra nell’intimità del Dio Trinitario, ovviamente trattata con una ideale coerenza creativa, e giunge all’ovvia conclusione che ogni individuo umano, non solo il Cristo, sia una Divina Entità Trinitaria.

 

Autore: Luigi Loreto
Messo on line in data: Dicembre 2010