RACCONTO: COLORI di Mauro Banfi
Fausto.
Che dire di Fausto?
Questi personaggi moderni sono una disperazione per noi, folla di narratori che cerca qualcuno che ascolti le nostre fantasie.
Se lo descrivo fisicamente, quello tra due giorni si cambia i connotati con un bel lifting. Se racconto lo svolgimento delle sue azioni in modo cronologico, lui si affretterà a dirvi che non è lui quello di cui si sta scrivendo.
Se cerco di parlare delle sue scelte morali ed esistenziali, lui subito comincerà a comportarsi al contrario di quello che racconto.
E se tento di riflettere, nello specchio della creazione letteraria, la sua anima lui annuncerà a tutti che non si riconosce in quell’identità, chiamandola fittizia e posticcia.
Potrei inventare su di lui una metafora zoologica, del tipo che è un pesce volante, un essere umano totalmente allergico ad ogni tipo di faticosa costruzione. Uno che ama scivolare, urlando di gioia, su tutte le superfici della vita, come un pattinatore sul ghiaccio.
Ma non è un amante della poesia. Lui ci pattina sopra con i suoi ironici e scettici schettini.
Comunque, noi partecipanti al reclutamento allargato degli scrittori falliti, siamo gente tenace e intrepida e non ci tiriamo indietro.
Quindi, una cosa che so su di lui ve la posso senz’altro dire.
Il problema di Fausto è che, ad ogni modo, a lui Dio manca.
Lo vedo scostare la tenda e guardare giù in strada, dalla finestra.
Si chiede: non ci siamo spinti troppo in là? Vivere solo per fare soldi, e per essere più efficienti degli altri esseri umani per fare ancora più soldi, dove ci sta portando?
Dicono che Dio non è più utile ad un mondo dove tutto deve essere conveniente a qualcosa.
In particolar modo a fare soldi.
E’ utile solo per i fanatici fondamentalisti d’ogni fede e credo che, in nome delle loro religioni, insanguinano il pianeta.
Eppure a Fausto, quella paroletta a tre lettere, Dio, sta simpatica.
Durante la sua vita, gli ha fatto compagnia, gli ha riscaldato il cuore, ha acceso la sua immaginazione.
Perché buttarla via?
Il mondo ridotto a deserto e imbottito di veleno.
Meravigliose stirpi d’animali che s’estinguono. Guerre. Miseria, Fame Malattie.
I ghiacci si sciolgono e l’acqua che comincia a scarseggiare…
Si ferma lì, con quei pensieri. Le Apocalissi lo annoiano profondamente,
Preferisce le Genesi.
Fu così che, per non perdere il contatto con la calda empatia della parola Dio, Fausto decise di rivolgersi al Mago Angelo.
Perché sarà un’illusione, sarà un dogma rivelato, sarà una droga narcotica, ma a lui Dio sta nel cuore.
E non sentirlo lì, nel tepore del suo petto, lo fa sentire a disagio.
Alienato.
Insomma, a lui Dio manca.
Mago Angelo ha una folta chioma di riccioli brizzolati, vaporosi e profumati. Un’aura, una corona, un incantesimo.
Come uno stregone, conosce il passato, il presente e il futuro.
Come il diavolo, suona il violino.
Come essere umano, tenta di fare spazio dentro di sé per ascoltare la voce di Dio, per arrivare a contemplare il volto di Dio.
Lo riceve nel suo studio disseminato di strumenti musicali e di mappe astrologiche.
“Naturalmente so già perché sei qui. Istintivamente so già cosa rispondere alla tua domanda. Dovrai praticare il sortilegio dei colori per ritornare a sentire la voce di Dio.”
“Sono pronto, Mago Angelo. Spiegami cosa devo fare.”
Mago Angelo fa ondeggiare lievemente la chioma brizzolata, e prende a parlare:
“Il tuo è un male d’Amore. Soffri perché percepisci intorno a te l’Assenza di Dio. Non devi aver paura. Dovrai praticare un antico esorcismo dei Pellerossa del Nuovo Messico, usato in caso di dolorose separazioni e traumatici distacchi in relazioni affettive. Dovrai disegnare il Volto di Dio, usando colori naturali presi dalla Madre Terra. In seguito, lascerai che il tempo e le intemperie degli elementi confondano i contorni del ritratto, rendendolo irriconoscibile. Solo allora, dopo un pianto liberatorio, sarai pronto per ricominciare a vivere con il calore della fede divina, riaccesa nel cuore.”
Congedato da Mago Angelo, Fausto si mette subito all’opera, per riuscire a dipingere il Volto di Dio. Per intere settimane prova a miscelare pietre dorate, naturali pitture ad acqua azzurre e verdi, sabbia triturata rossa ed arancione; petali di fiori bianchi come il latte e multicolori come l’iride, gusci color marrone di castagne e di nocciole, variegate corazze nero lucido d’insetti…
Niente. L’immagine non lo soddisfa e non lo rappresenta, e sul foglio rimane soltanto l’argento delle sue lacrime di frustrazione. Un bel giorno, scosta la tenda della finestra e guarda giù in strada:
vede un ragazzo che tira qualche calcio, da solo, nel campo da pallone. In rapida sequenza, arriva una banda di teppisti che lo getta a terra e gli ruba il pallone. Il ragazzo inveisce, piange di rabbia e agita i pugni, offeso e umiliato nel fango e nell’erba. Si rigira sulla schiena e contempla il freddo cielo nebbioso di novembre.
Incomprensibilmente sorride. Fausto ha un sussulto di gioia creativa:
“Il Volto di Dio sta nel dolore degli uomini. Ascoltare la Voce di Dio è sforzarsi di capire le sofferenze degli altri miei simili!”
Compone all’istante una poesia che porterà in lettura, per ringraziamento, a Mago Angelo.
QUANDO FIORIRANNO LE ROSE
Ho visto il volto di Dio
Dentro il dolore di un uomo, che si chiede:
Ma chi me lo fa fare?
Ma che campo a fare?
La vita è sempre degna d’essere vissuta
La speranza che vive nel cuore
Cambia davvero ogni cosa.
Guarda l’inverno… e gli alberi spogli
Sotto la neve… già spuntano i germogli
Torneranno le verdi foglie nella pianura
E nella terra dura IL SEME CRESCERA’.
Quando fioriranno le rose
Ma la primavera è lontana
Il Dio che NO, non sta nelle chiese
Ci disseterà alla fontana
Quando fioriranno le rose
Quando tornerà un po’ di luce
Il Dio che NO, non sta nelle statue
Ci porterà un mondo di pace.
Autore: Mauro Banfi
Messo on line in data: Novembre 2006